Come e perché misuriamo la pressione arteriosa?

Scherzando spesso affermo che le persone amano “ciecamente”  l’apparecchio per misurare la pressione, perché non lo conoscono e si fidano troppo di quello che “dice”.

Misurare la pressione (arteriosa) è un atto che ci permette di conoscere la forza con cui il sangue circola nel nostro organismo assumendo la determinazione a livello del cuore.  Precisamente la pressione massima si chiama sistolica e corrisponde al momento in cui il cuore si contrae, mentre la pressione minima si chiama diastolica e corrisponde al momento in cui il cuore si rilassa.

Come si compie quest’atto apparentemente semplice ma che racchiude l’applicazione di secoli di scienza?

Prima di tutto il paziente non dovrebbe mai misurare la pressione da solo. Lo strumento dovrebbe essere ben “tarato” ed in condizioni ottimali. L’ambiente in cui si misura la pressione deve essere confortevole e la posizione di “seduta” comoda (senza contorsioni sulle sedie oppure telefoni e telefonini che squillano).

Occorre disporre, poi, di un fonendoscopio, di uno sfigmomanometro (aneroide oppure “a colonnina”) e di un manicotto che si mette poco sopra il gomito. Oggi è vietata, tuttavia, la vendita di sfigmomanometri  a colonnina, che prevedono l’uso del mercurio. In compenso aumenta giorno dopo giorno la vendita di apparecchi elettronici (a bracciale oppure polsometri) il cui uso è condizionato da diverse variabili.  In particolare bisogna porre  molta attenzione alla posizione corretta del braccio, senza che vi siano tensioni oppure tremori e, in ogni caso, considerare il valore indicato soltanto come orientativo.

La pressione andrebbe sempre misurata tre volte e su tutte e due le braccia.

Ma quando ci dobbiamo preoccupare per la nostra pressione arteriosa? Parlando di mm di mercurio,  si danno per normali valori entro 140/90, cioè con la minima che non deve superare 89 e la massima che non deve superare 140. I valori minimi non devono, poi, scendere al di sotto di 80/60. Viene considerato ottimale il valore di 120/80.

E’ sempre buona regola farsi controllare la pressione dal medico oppure in farmacia, periodicamente ed in base all’età.

Mi  verrebbe da dire “ le pressioni sono tante milioni di milioni…” e ciascuna deve essere valutata in funzione del soggetto e delle condizioni in cui si trova.

Per esempio, se misuriamo la pressione ad un uomo di 55-60 anni e la troviamo 200/100, dopo qualche giorno di cura potremo considerare accettabile  anche una pressione di 150/90. Se però controllando una donna in gravidanza rileviamo valori stabili di 130/90, dopo che per molto tempo avevamo registrato valori di 110/70, allora dovremo mettere un attimo di attenzione in più.

In ogni caso, il paziente non deve mai iniziare o sospendere un farmaco antiipertensivo senza aver consultato il medico!

A tutti un consiglio da amica: non fumate, alimentatevi in maniera variata ed usando poco sale, bevete abbastanza acqua, mantenete il peso ideale, svolgete attività fisica regolare (anche la semplice passeggiata) e sicuramente avrete meno probabilità di soffrire di pressione alta e, quindi, di avere malattie cardiovascolari!

Dai musica e ritmo al tuo cuore!

Dai musica e ritmo al tuo cuore!

Come sta cambiando la Sanità in Campania: la gestione integrata del Diabete

Sul  BURC (Bollettino Ufficiale della Regione Campania) n.46 del 22 agosto 2013 è stato pubblicato il nuovo Accordo Integrativo Regionale approvato con il Decreto n.87 del 24 luglio 2013.

Tra modifiche e novità, è interessante per i cittadini analizzare quanto previsto nell’Art.9  Disease Management del Diabete Mellito.  Nell’accordo, sottoscritto da quasi tutte le sigle sindacali, si affronta il problema della gestione del Diabete in Campania e, in particolare, si evidenzia come la prevalenza della malattia nella nostra regione (6%) sia al di sopra della prevalenza nazionale (4,9%). Tale dato aumenta con l’aumentare dell’età  e, nel sesso femminile, coincide con il tasso di mortalità più alto d’Italia.

Sulla base di quanto già individuato e previsto nel Piano Sanitario Regionale ed in linea con il Piano Nazionale Diabete, viene definita come modalità assistenziale “La gestione integrata della patologia diabetica” basata su collaborazione ed interazione tra MMG (medico di medicina generale), STD (strutture territoriali di diabetologia) ed ospedale.

In sintesi, già da questo mese, tutte le persone affette da diabete oppure che vogliono farsi “controllare” relativamente all’intolleranza agli zuccheri, ma anche le donne in gravidanza e coloro che hanno il diabete in famiglia o sono obesi, possono cominciare a rivolgersi al proprio medico di fiducia nell’ambulatorio di medicina generale.  In questo modo si potrà essere  visitati ed informati sulle proprie caratteristiche di rischio come il peso (BMI), la circonferenza vita, la pressione arteriosa, i valori di glicemia.

I pazienti già affetti e/o con complicanze saranno curati in collaborazione con i colleghi Diabetologi presso le strutture territoriali, fino a giungere al ricovero presso i reparti specializzati nei casi di scompenso e nelle situazioni di gravità che lo renderanno necessario.

Una cosa molto importante da ricordare è che i pazienti con Diabete Mellito accertato e certificato hanno diritto al codice di esenzione per patologia 013.250 che consente di effettuare le analisi e le prestazioni diagnostiche previste, incluse le visite diabetologiche di controllo, in regime di esenzione ticket (solo 5 Euro a ricetta oppure esenzione totale per i possessori contemporaneamente  anche del codice E10). Le persone con codice E00 e codice 013.250 contemporaneamente, non pagano il ticket sulle ricette dei farmaci strettamente correlati al diabete (a prezzo di riferimento).

Che aspettiamo?

Cominciamo a realizzare la prevenzione del diabete inserendoci correttamente nei percorsi che ci offre la nostra Sanità!

diabete blog

Come sta cambiando la Sanità in Campania: facciamo un po’ di chiarezza sulle nuove esenzioni ticket

In base a quanto previsto dal Decreto Commissariale n. 51  del 30.05.2013, dal primo luglio è scomparsa l’esenzione E05 ed è  stata sostituita dal codice E10 (Cittadini appartenenti ad un nucleo familiare con reddito complessivo non superiore a 13.000 euro).

I cittadini che ritengano di essere in possesso del requisiti di reddito previsti per il codice di esenzione  E10, potranno verificare dal proprio medico curante (MMG e/o PLS)  o presso il Distretto Sanitario, se il loro nominativo risulti nel nuovo elenco degli esenti ( Fornito automaticamente dal Sistema Tessera Sanitaria sulla base dei dati resi disponibili dall’Agenzia delle Entrate, dall’INPS, dal Ministero del lavoro).

In caso di inclusione in tale lista, il paziente non dovrà presentare alcuna documentazione, né dovrà recarsi agli sportelli dell’ASL e potrà fruire automaticamente dell’esenzione.

Nel caso in cui l’assistito non risulti in tali elenchi sarà possibile presentare, presso il Distretto di appartenenza, l’autocertificazione dichiarando di aver prodotto nell’anno 2012 un reddito inferiore ai limiti previsti per l’esenzione (euro 13.000).

Contrariamente a quanto era di consuetudine con il codice E05, scompare il foglio con la stampa dell’esenzione da allegare alle ricette con altro codice di esenzione (E01, C01, C02, etc.) e per gli esenti totali compare sulla ricetta un nuovo codice a 6 cifre.

Un’altra novità sta nel fatto che dai 6 ai 64 anni è possibile usufruire del codice E00 che, come possibile con il codice E01 dopo i 65 anni, permette a qualsiasi cittadino appartenente ad un nucleo familiare con reddito complessivo non superiore a 36.151,98 euro, di usufruire dell’esenzione ticket limitatamente ai farmaci  correlati strettamente alle proprie patologie.

Le patologie devono essere registrate con il relativo codice specifico di patologia cronica sul tesserino sanitario “rosa” esibendo la documentazione di struttura pubblica relativa presso il Distretto sanitario di residenza. Il reddito da considerare è quello IRPEF, contrariamente a quanto accadeva con il codice E05 in cui si valutava il reddito ISEE.

L’esenzione anche totale per reddito non esclude il pagamento della quota relativa alla differenza di prezzo tra farmaco generico e farmaco “brand”.