Prendendo spunto da una drammatica lettera scritta da una paziente al mio collega Luigi Costanzo, che lavora nella “terra dei fuochi”, ho sentito la necessità di sollevare un po’ di attenzione su una problematica che diventa sempre più frequente ed insopportabile a Napoli ed in provincia. La signora in questione chiede aiuto al suo medico di fiducia in quanto non è stata ancora contattata da parte dell’Istituto dei tumori Pascale, per l’intervento chirurgico terapeutico, nonostante la diagnosi di cancro le sia stata fatta ad ottobre 2013.
La Chirurgia, in generale, diventa sempre meno praticabile nella nostra Regione. Quella oncologica, poi, resta appannaggio degli eroi o dei “venali”. L’aumento delle tariffe per la copertura assicurativa del rischio professionale conseguente all’avanzare della medicina difensiva, gli stipendi irrisori elargiti dalle strutture pubbliche e/o convenzionate rispetto all’impegno tecnico, fisico e professionale che questo tipo di intervento spesso richiede, l’aumento di casi diagnosticati,la mancanza di sale operatorie e personale di supporto numericamente e specificamente adeguato, sta riducendo, giorno dopo giorno, la possibilità di essere operati rapidamente e bene per un tumore a Napoli ed in provincia.
I dati parlano chiaro: ci ammaliamo meno rispetto al Nord di cancro , ma ne moriamo prima e più frequentemente!
Una persona alla quale viene diagnosticato un cancro precipita nell’angoscia e nella disperazione se non ha qualcuno onesto e competente che è in grado di accompagnarla attraverso il percorso corretto di cura della malattia.
A questo aggiungiamo l’impegno economico che viene richiesto nella fase diagnostica (in cui ancora non si ha a disposizione l’esenzione ticket) e la crisi familiare e personale quando la prestazione viene proposta in tempi rapidi solo in regime privato oppure “intra-moenia”.
Non entro affatto nel merito dei chirurghi napoletani con specifica competenza oncologica: ce ne sono di eccellenti in tutti i settori. Evitiamo che i pazienti napoletani possano diventare numeri per riempire le casistiche delle strutture più a settentrione e le casse delle altre Regioni!
La chirurgia della mammella, infatti, resta ancora competitiva nelle strutture di grande affluenza ben note, come lo stesso Pascale, la Federico II e la SUN. Per tutte le altre chirurgie i problemi sono di lista d’attesa ed organizzazione dei posti letto, ma una volta arrivati nelle sale operatorie specializzate, i risultati sono ottimi. Di grande soddisfazione a Napoli, poi, restano la diagnosi e la terapia chirurgica e medica del melanoma maligno e delle altre neoplasie della pelle. Non si può non notare, invece, un’insopportabile speculazione economica intorno alla patologia oncologica urologica e non sempre da parte di quelli che sono realmente i migliori operatori endoscopici del settore.
Il mio invito è per una riorganizzazione dell’informazione e delle risorse, cercando di non sovraffollare sempre le stesse unità operative a discapito di altre ugualmente competenti e, forse mi renderò impopolare, di aumentare gli stipendi pubblici a tutti i chirurghi in funzione della gravità degli interventi da effettuare, in modo da incentivare sempre di più lo sfoltimento delle liste d’attesa.
Un invito, infine, va anche ai cittadini napoletani: non “mettete in mezzo” amici, parenti, infermieri o politici per accelerare la vostra causa personale.
Sono convinta che ritornando al rispetto delle regole i vantaggi ci saranno per tutti gli ammalati!