Adesso mi aspetto una parata per gli ammalati napoletani…

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Bella la parata arcobaleno: una manifestazione di solidarietà per persone belle, ricche di emozioni e, fondamentalmente, sane. Un atto apprezzabile e dovuto per limitare la mancata accettazione e gli episodi di aggressività nei confronti di chi non è eterosessuale.

Adesso, però sarebbe il caso di organizzare un evento di pari dimensioni e partecipazione per tutti coloro che, indipendentemente dall’orientamento sessuale, si trovano tutti i giorni a combattere non solo con la propria malattia ma anche con una Sanità Regionale schizofrenica.

Proclami di eccellenza e gruppi di autoascolto a congressi in cui, prevalentemente, si proiettano da anni sempre gli stessi risultati e le stesse operazioni; narcisismi professionali che litigano ogni giorno con la grave mancanza di accesso alle liste d’attesa delle strutture pubbliche e alla limitazione unisettimanale della maggior parte delle sale operatorie.

Strutture convenzionate al collasso alle quali vengono richiesti criteri di eccellenza svizzeri a costi irrisori che, però, non si ritrovano neanche nella migliore delle strutture pubbliche.

Avere una diagnosi istologica oppure un intervento chirurgico per pazienti oncologici in tempi non titanici è diventato possibile solo per chi ha un amico oppure un parente che gli dà una mano oppure molti soldi da pagare!

BISOGNA FARE QUALCOSA!

DOMANI MATTINA UN CANCRO OPPURE UNA FRATTURA POTREBBERO COLPIRE ANCHE NOI OPPURE I NOSTRI PARENTI E CI RITROVEREMMO NEL GIRONE DELL’INFERNO CHE VIVONO QUOTIDIANAMENTE I POVERI PAZIENTI NAPOLETANI!

Perché mi lamento? Prima di tutto perché sono un medico di famiglia che vive quotidianamente il disagio dei cittadini napoletani e, mi gioco tutto, a breve i giornali cominceranno a scrivere che l’accesso ai pronto soccorso per il caldo comincerà ad essere incontenibile perché NOI Medici di medicina generale non saremo reperibili.

Verificassero bene prima di puntare la penna!

L’accesso all’emergenza è necessario perché l’attività ordinaria è satura!

Bisogna sbloccare il turn over del personale e le risorse prima della partenza delle autonomie differenziate. Arginare e controllare l’abuso dell’intra moenia!

C’è qualcosa che funziona? Certo!

Un encomio particolare al personale medico e paramedico ancora in servizio al costo della propria vita e alle strutture che soddisfano le emergenze, che sono eccellenti, come tutte le competenze di emergenza napoletana!

Anche perché ormai l’assistenza ordinaria è quasi inesistente.

Provare per credere? Lunedì mattina cercate di prenotare una visita oculistica in una struttura pubblica oppure un intervento per sindrome del tunnel carpale, solo per farvi gli esempi più frequenti.

Buona domenica!

 

 

L’AGO DELLA DISCORDIA

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Partendo dall’autocelebrazione di un’equipe medica di Chioggia, che si è vantata di essere stata la prima ad aver messo su un intervento di “termofusione” del cancro, si è scatenata sul web una cascata di repliche da parte di autorevoli interventisti sanitari che, in realtà, erano “padroni” della tecnica da almeno un decennio. In particolare il prof. Stefano Spiezia, autorevole chirurgo napoletano, ha spiegato egregiamente le cose come stanno in un articolo di risposta (pubblicato sul quotidiano Il Mattino venerdì 18 novembre u.s.) e come tale tecnica non sia affatto innovativa e sia applicabile, con risultati oncologici definitivi, solo in un limitatissimo numero di casi.

Mi permetto di discutere qui del caso perché, dalla pubblicazione della notizia, sono stata presa d’assalto da amici, pazienti, parenti e colleghi che mi chiedevano informazioni sulla veridicità del miracolo proclamato a Chioggia.

Le mie riflessioni sono queste:

  • Quando si parla di cancro e di pazienti oncologici, si cerca il sensazionalismo a tutti i costi, non sempre per fini nobili, sapendo di fare leva su una categoria di lettore fragile ed influenzabile.
  • Troppo spesso i giornalisti, in buona o cattiva fede, scrivono di argomenti sui quali non si sono adeguatamente informati, creando false aspettative e pubblicità ingannevoli.
  • Tutti i giorni, nelle nostre migliori oncologie napoletane (Fondazione Pascale, Federico II, Ospedale dei Colli, SUN, Cardarelli  e così via fino ad alcune minori del centro e della provincia) si compiono migliaia di miracoli. Io stessa, negli ambulatori di oncologia e di ematologia  dell’università Federico II, ho visto centinaia di donne guarite dal tumore della mammella venire alle visite di follow-up regolarmente “rinate”, ma di questo in pochi parlano.
  • I pazienti non muoiono per la mancanza di un ago “bollente”, ma perché hanno paura. Paura di sottoporsi ai controlli ed agli screening e, in alcuni casi, addirittura di “confessare” al proprio medico curante un segno oppure un sintomo che potrebbe essere collegato alla presenza di un cancro.
  • Infine, ma non per ultimo, non esiste “il cancro”, ma esistono tanti cancri per quante sono le persone. Addirittura alcuni cancri della mammella, della tiroide e della prostata resterebbero localizzati dove sono anche per tutta la vita, mentre altri, invece, indicano nel “nome e cognome” che portano, di quali terapie hanno veramente bisogno; l’identità di un tumore può venire solo da un buon esame istologico corredato di tutte le caratteristiche biologiche fatto in un centro di eccellenza di anatomia patologica.
  • Una buona alimentazione ed un corretto stile di vita con attività fisica costante riescono a garantire la sopravvivenza di una donna affetta da carcinoma della mammella allo stesso modo di una chemioterapia.

Il cancro uccide, quindi, chi si affida a persone non competenti del settore diagnostico e terapeutico. Queste ultime sono ancora tante, purtroppo, e le riconoscerete perché vogliono trattare il paziente prima possibile, senza neanche cercare di capire bene da quale neoplasia è affetto o in quale stadio della malattia si trovi, vantando esperienze “personali” strabilianti.

Adesso fate girare questo di articolo se ne avete il coraggio!