I vaccini ad mRNA anti Covid-19

Cari amici, in un mio articolo pubblicato recentemente da I Fatti di Napoli con grande successo di lettori, vengono sintetizzate le principali informazioni sui due vaccini ad mRNA utilizzati attualmente (Pfizer e Moderna).

Cliccando sul link qui sotto potrete leggerlo anche dal mio Blog. Buona lettura!

http://www.ifattidinapoli.it/art_vaccini_mrna_tutto_quello_che_c_da_sapere.html

Covid-19 come “psicosi”…affrontiamo serenamente l’angoscia.

Buona Salute a voi tutti!

Riprendiamo a parlare di Covid-19 partendo dalla nostra “umanità”.

Non so se avete avuto la mia stessa sensazione in questi giorni: non si riesce a parlare di altro se non del Coronavirus e della pandemia. Tutto ciò che prima ci interessava e ci rendeva felici sembra essere passato in secondo piano (cultura, arte, letteratura, eventi sociali e spettacolo). Addirittura una fiction televisiva ha più successo e capta magneticamente persino i giovani se nel contesto si parla di medici, sanitari e malattie…

Perchè succede questo?

Normalmente, anche quando viviamo condizioni di paura (esami, problemi di salute noti, rischio di lutti o separazioni), ciò che stiamo osservando con la pandemia, in questi giorni, non si verifica e riusciamo generalmente a dare spazio a tutte le altre emozioni e agli altri interessi. Ciò accade perchè conosciamo bene la causa della nostra paura e le conseguenze concrete che essa potrebbe determinare se si realizzasse.

Nel caso di Sars Cov2, invece, la maggior parte delle conoscenze è ignota, per cui la malattia da esso provocata, la COVID-19, genera soprattutto l’angoscia e non solo la paura, che invece riguarda cose ben note o già vissute.

La paura è un elemento positivo della nostra esistenza e che ci allontana da ciò che potrebbe nuocerci senza per questo impedirci di vivere. Ad esempio un adulto si allontanerà dal fuoco per paura mentre il bambino non lo farà perchè ancora non avrà la coscienza del pericolo.

L’angoscia, invece, è un sentimento più irrazionale che non ci permette più di vivere le sensazioni evocate per raggiungere il benessere in quanto la nostra mente è concentrata costantemente sulla causa dell’angoscia. Tutto come in una veglia continua nei confronti di qualcosa che non sappiamo se, come e quando potrebbe accadere.

Sars Cov2 genera angoscia in chi non lo conosce e, quindi, prevalentemente nell’Umanità. Questo è il motivo per cui coloro che conoscono il virus ed i suoi comportamenti un poco meglio degli altri, come medici, infermieri, operatori sanitari ma soprattutto epidemiologi, virologi e ricercatori, riescono ad attirare l’attenzione più di tutto il resto. Semplicemente sediamo temporaneamente la nostra angoscia attraverso le “gocce” di informazioni che riusciamo ad assumere attraverso la comunicazione diretta o mediatica.

A questo punto possiamo incominciare a cercare di placare la nostra angoscia assumendo informazioni certe e concrete su SarsCov2 e su Covid-19.

Per esempio, vi piacerebbe sapere con certezza se voi o i vostri familiari siete affetti dal virus? Scommetto di sì…

Partiamo dai test: tamponi antigenici, tamponi molecolari, sierologici rapidi, sierologici tardivi…

Dò per scontato che voi sappiate che i tamponi si fanno cercando il virus a livello rinofaringeo mentre i sierologici cercano gli anticorpi sul sangue.

Nessun test potrà mai dare la certezza di essere o non essere portatori del virus!

Primo esempio: paziente contatto stretto di positivi con tampone molecolare 3 volte negativo e sierologico tardivo su prelievo ematochimico con presenza di IgM ed IGG.

Secondo esempio: paziente con tampone negativo, ricoverato in pronto soccorso per febbre e desaturazione dopo due giorni, con tampone molecolare in ospedale positivo e polmonite bilaterale.

Terzo esempio: paziente con problemi di gusto ed olfatto e febbricola con tampone positivo e dopo mesi sierologico perennemente negativo.

Potrei citarvi decine di casi simili.

I test sono operatore dipendente e virus dipendente e siccome del virus non si conoscono ancora le caratteristiche in maniera definitiva attualmente io come medico mi baso prima di tutto sulla clinica.

Non tutti gli asintomatici sono sempre asintomatici.

I positivi al tampone definiti come asintomatici riferiscono spesso di aver sofferto di sintomi minori aspecifici quali astenia, mal di testa, coliche addominali, raffreddore, mal di schiena nei giorni precdenti il tampone o successivamente, anche senza avere poi mai presentato segni o sintomi della malattia respiratoria più seria. L’ansia, poi, accomuna tutti!

Cosa fare nel dubbio?

Partiamo sempre dalla clinica per iniziare a curare la malattia, così come ci insegna la storia della medicina. Quali segni e sintomi bisogna tenere sotto controllo ve lo suggerirò nel prossimo articolo.

Intanto cerchiamo di prenderci cura della nostra mente!

SarsCov2, istruzioni per l’uso. Negativi e positivi a contatto stretto: la scarica fatale.

Salve, amici!

Abbiamo visto come si può verificare un contatto che potrebbe aver trasmesso il coronavirus ad uno di noi.

Non tutti i contatti però sono uguali.

Contatti superficiali, brevi, in condizioni di sicurezza ed all’aperto rendono difficile la trasmissione immediata del virus mentre non è così quando il contatto fisico si verifica in modo esteso e prolungato, in ambienti stretti e chiusi e senza le necessarie condizioni di protezione e di sicurezza.

Quotidianamente veniamo in contatto con persone potenzialmente affette dal virus e che potrebbero trasmetterlo. Persone anche ignare del proprio stato di portatore.

E’ per questo che bisognerebbe evitare situazioni in grado di permettere al coronavirus di attaccarci quando ignoriamo completamente lo status della persona che abbiamo di fronte.

Ci viene in aiuto la definizione di “contatto stretto” per le persone che possono esporci ad un alto rischio di contagio. Dopo aver avuto un “contatto stretto” anche noi diventiamo un caso probabile o sospetto. E’ come se fossimo “positivi” al test diagnostico specifico fino a prova contraria.

Ma chi è il “contatto stretto” oppure quando possiamo esserlo noi?

“Contatto stretto” viene definito prima di tutto chi vive nella stessa casa di un caso affetto da COVID-19. In alternativa il contatto stretto è una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso COVID-19 partendo dalla comune stretta di mano fino al rapporto sessuale di coppia.

Esiste poi tutta una serie di circostanze in cui si può verificare un contatto diretto con una persona con SarsCov2. E’ il caso di personale addetto alle pulizie, delle persone che frequentano lo stesso ambiente di lavoro o la stessa comunità, è il caso anche di incontri casuali tra persone face to face (distanza minore di 2 metri) per almeno 15 minuti.

Ugualmente se una persona con Covid 19 è stata in un ambiente chiuso come un’aula o una sala d’attesa e senza mascherina idonea ha una probabilità alta di infettare tutti coloro che sono stati in quell’ambiente senza DPI (dispositivi di protezione individuale) idonei.

Esistono poi tante altre condizioni di “contatto stretto”, spesso involontario ma inevitabile, come quelle in cui si vengono a trovare gli operatori sanitari che devono assistere gli ammalati di Covid-19, il personale tecnico addetto ai test diagnostici per Sars Cov2, i viaggiatori in genere.

Sulla base delle circolari e delle ordinanze ministeriali di ottobre 2020, si è stabilito che chi è stato a contatto stretto con un caso di Covid-19 deve osservare un periodo di quarantena con sorveglianza attiva di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso, oppure un periodo di quarantena con sorveglianza attiva di 10 giorni dall’ultimo contatto con un test antigenico o molecolare negativo effettuato il decimo giorno.

Eccovi un esempio molto comune: Paolo esce per un drink con Giovanni, entrambi parlano e ridono scherzando e bevendo senza la mascherina ad una distanza ravvicinata in un bar. Dopo un paio di giorni Giovanni ha la febbre (oppure fa un test rapido sul lavoro) e scopre di essere POSITIVO (cioè nel suo rinofaringe si trova il gene del virus oppure nel suo sangue si trovano gli anticorpi precoci IGM).

Paolo diventa un suo “contatto stretto” si mette subito in “quarantena” ed avrà due possibilità: fare il test (in genere il tampone molecolare naso-faringeo) al decimo giorno dal contatto oppure aspettare 14 giorni senza sintomi e non fare il tampone… Resta in sorveglianza attiva.

Tutto questo sembrerebbe molto semplice ma nella realtà rappresenta solo l’inizio di un vortice in cui senso di responsabilità, educazione, paura, struttura organizzativa territoriale, famiglia, lavoro e fattori di rischio cominciano a mescolarsi per generare la prima scarica fatale che dà origine al “caos”.

Ma di questo parleremo nel prossimo articolo…