Il 25 novembre 2013 ricorre la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
Premesso che alla definizione “femminicidio” preferisco quella di “violenza di genere”, visto che ormai tutti si sentono liberi di proclamare a destra ed a sinistra che “devono finire le violenze sulle donne”, mi permetto di intervenire su qualcosa che sta correndo il rischio di diventare solo uno SLOGAN politico ed associativo.
Chi conosce veramente la violenza da vicino ed in prima persona (siano essi donne, ragazzine, minori, ma anche disabili ed anziani) difficilmente andrebbe a proclamarla in piazza.
Per questa giornata, in particolare, sono state programmate decine di iniziative: diverse di queste resteranno passerelle e parole chiuse nelle stanze in cui e da cui sono state organizzate.
Troppe bocche urlano storie e termini specifici, spesso senza conoscerne storie e significati.
Amo, invece, chi risponde alle emergenze ed all’ordinario con i fatti e, qui, di fatti voglio parlare.
Le donne campane e meridionali in genere sono maggiormente a rischio per episodi di violenza perché oltre ad essere esposte ad eventi che coinvolgono il partner in quanto elemento della coppia, sono esposte ad episodi di ritorsione ed aggressività quando vengono trascinate in episodi dovuti all’illegalità ed alla malavita che fanno razzia sui nostri territori.
La giornalista napoletana Giuliana Covella è la portavoce concreta di tale realtà. Ha scritto il libro “Fiore..come me” , in cui dieci donne si raccontano nelle loro storie di giovani vite spezzate dalla violenza.
“E’ un libro dal sapore deciso, ogni pagina la si sente dentro come un pugno allo stomaco, che impatta con forza e, nel ritrarsi, ti lascia un vuoto incolmabile di impotenza. La forza evocativa di queste pagine, però, fa nascere nell’animo, un grande moto di reazione e solidarietà che spinge a fare qualcosa per fermare tutta la violenza che s’abbatte sulle donne, come nei casi di femminicidio, ed anche per reagire al clima illegale e malavitoso della camorra.”
Giuliana Covella, ha saputo dar voce a queste dieci “donne simbolo” soffermandosi in particolar modo sul versante emozionale del racconto, permettendoci così di penetrare nel cuore di ogni vicenda senza tralasciare di riportare alla fine la cronaca del fatto criminoso e degli sviluppi giudiziari.
Il libro, presentato con l’impegno diretto dell’autrice in tutta la Regione ed oltre, è edito da Spazio Creativo e promosso dalla Fondazione Polis della Regione Campania. La vendita è senza scopo di lucro ed il ricavato viene devolute alle famiglie delle vittime delle violenze.